Ulgìa di Giuseppe Belloni
Ulgia' l'è un paés pűtostu antigu
ca l'è ignì sű sű a riva da Urona
e l'éa già forti ai tempi che 'l Fidrìgu
a Legnan l'ha ciapà 'na batűdona.
Gh'éa do gèse al so no quanti capel
ai tempi ca l'éa Pieve e ul so Pievàn,
c'al girea par i curti e par castel
l'éa scultaa e riverì di Castelàn.
E poeu sta Pieve a ma l'han purtaa via
ca l'éa 'l milesescentu o giò da lì;
ma i Ulgiàiti ...avanti massassìa!
Han mettű giò 'l cuazzùn e in ripartì:
se apena finì a gùera séam tremila
Incooeu sém già pűssé da dudasmila
(Giuseppe Belloni)
Traduzione: Olgiate
Olgiate è un paese antico
che è sorto sulle rive dell'Olona
ed era già potente al tempo che Federico
a Legnano è stato bastonato ( ci si riferisce alla
Battaglia di Legnano del 29 maggio 1176, nella
quale Federico I Barabarossa fu sconfitto
dall'esercito della Lega Lombarda )
Aveva due chiese e non so quante cappelle
ai tempi che era Pieve, ed il suo Pievano
che girava per Corti e Castelli
era ascoltato e riverito dai Castellani.
Poi la Pieve ce l'han portata via
nel milleseicento o giù di lì;
ma gli olgiatesi avanti comunque!
Han messo giù la testa e sono ripartiti.
E se appena finita la guerra eravamo tremila
oggi siamo già più di dodicimila
"La Casa di Olgiate" di Eugenio Montale
In quel tempo era ancora vivo
il piccolo Tonino nella casa
alta sul cavalcavia.
Io la vedevo, la casa, dall'autostrada,
ignorando te e lui: non mi balzava
il cuore come adesso. L'ignoranza
mia occultava l'avvenire, il fil-
di-ferro del domani, là giunti, si troncava.
V'entrai molti anni dopo
(il bimbo era morto da tanto,
sussurrando "mi duole per te, mamma"),
conobbi l'orto, il giardiniere, il tuo
boudoir di diciottenne, disammobiliato,
l'impronta appena visibile di un cerchio sul muro - lo specchio -,
e non potevo parlare. Tra quelle stanze
una parte alitante di te mi bastava.
Il trillo del tuo cardellino più tardi si spense
all'ombra del giglio rosso da me lasciato.
Famelico delle tue tracce mi affaccio su rettangoli
di verze, su cespugli di dalie impolverate,
e il vecchio custode mi segue, più inebetito di me
nei corridoi, nel solaio mentre dal basso giunge
un crepitare isocrono di macchine,
ma non bava d'aria nell'afa.
Così i destini si annodano, mia tigre, e intanto tu
dietro le lenti affumicate spii
nugoli pigri e sull'Olona putrido
l'efflorescenza dei disinfettanti.
Si snodano i destini. Mai da me intraveduta,
la tua casa friulana ora s'allarga
nel desiderio, l'aia dove incontro al futuro
irruppe la tua infanzia, e già volava.